Liquidità sociale e senso

Abbiamo visto i computer uscire da grandi stanze climatizzate per entrare in semplici armadi, passare poi sulle scrivanie per finire quindi sulle nostre ginocchia e, infine, nelle nostre tasche. Ma non finisce qui. [....] Il mondo digitale diventerà piccolo come la capocchia di uno spillo. Altro che 'villaggio globale' - Essere digitali - Nicholas Negroponte, fondatore di MediaLab nel 1985

Dalle preconizzanti riflessioni di Negroponte in “Essere digitali” basate su schermo/interfaccia/informazione - l’uomo-tastiera-schermo di Baricco - sull’aumento esponenziale di interconnessioni e reti nonché di microcomputer tascabili, siamo effettivamente passati a una società virtualizzata ai limiti della singolarità tecnologica. Quel concetto di Singularity per il quale uomini e macchine potrebbero raggiungere il medesimo livello, quando cioè l’onnipresente Intelligenza Artificiale obnubilerà uomini e cose (anche l’Internet delle cose, a patto però di partire dalla definizione e problematizzazione di cosa sollevato da Kant e Heidegger: fenomeno, sostanza, materia esistente, sostrato). Adeguarsi alle singole cose, già.

Il mondo digitale è dunque entrato nelle nostre vite senza chiedere permesso. Ha travolto esperienze, sensi e percezioni lasciando una scia di dubbi, incertezze e molta frammentarietà. L’invisibilità di algoritmi e sistemi di tracciamento, guardiani virtuali, inseguitori e inseguiti ci mette di fronte a una evidente realtà che potremo al solito sfruttare a nostro favore attraverso la consapevolezza individuale del mezzo e del messaggio di arrivo, del mittente e del ricevente. Codice e registro. O forse sappiamo già tutto?

Dalla inevitabile liquidità, dalle piattaforme digitali senza le quali alcune professioni non possono più essere grazie alla o attraverso la Software Culture di Lev Manovich, oramai data per acquisita, occorre fermarsi un istante almeno per misurare la temperatura e resistenza di quello che Giovanni Nadiani chiama l’habitat odierno, verosimilmente a un passo dalla Singolarità. O almeno possiamo provarci.

La semiosfera di Lotman, in cui tutto poteva accadere con un remix di forme testuali e di linguaggi, le masse mancanti di Bruno Latour, quegli oggetti non-umani che implorano di essere considerati in quanto soggetti attivi che danno senso alla realtà: sembrerebbe tutta preistoria, non essendo ben chiari quali siano i confini.

La misurazione odierna di un determinato risultato si colloca effettivamente sul labile confine tra percezione di una data realtà e virtualizzazione del reale. Ciò è vero in particolare se pensiamo alla costruzione dei molti sottostrati del reale (o del virtuale, oramai riuniti in una crasi indissolubile).

Ne è un esempio il cosiddetto Web sommerso fatto di Deep Web, appena al di sotto della superficie, e il Dark Web, nelle oscure profondità degli abissi dove però alcune funzionalità sono consentite e anzi per ossimoro si trovano “alla luce del sole”. Ma dove si accede solo con determinati strumenti e facendo molta attenzione verso dove, chi e cosa si sta navigando.

E ancora alcune tecniche di giornalismo investigativo che consentono, tra le altre cose:

di creare un profilo falso e una foto – non presente in rete - generata da intelligenza artificiale; appurare se una foto è stata ritoccata e dove; in base alle ombre, da una determinata posizione geografica è possibile controllare data e ora dello scatto, o viceversa conoscere la posizione geografica sapendo data e ora;

anche perché, un esempio tra molti, facendo riprodurre il labiale da un viso affine per sesso, etnia ed età si possono letteralmente mettere sulla bocca di personaggi famosi frasi mai pronunciate utilizzando la loro stessa voce pescata automaticamente in rete dal software.

Eccoli i software che invadono le nostre vite della Software Culture di Manovich e la miniaturizzazione di Negroponte che è diventata sovrapposizione e, a mio avviso, anche motivo di smarrimento.

Altro che villaggio globale.

sm
nov_2021

 

 

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