Il magico mondo della lingua specialistica
Prendo spunto dalla efficace frase di Italo Calvino:
Mi si può obiettare che il linguaggio - diciamo così - tecnico-meccanico è solo una terminologia; lessico, non lingua. Rispondo: più la lingua si modella sulle attività pratiche, più diventa omogenea sotto tutti gli aspetti, non solo, ma pure acquista "stile".
Vorrei fare una riflessione tra piani di linguaggio e piani di significato.
Per decine di anni mi sono chiesta quale fosse il senso del linguaggio tecnico (in particolare meccanico e informatico) in quanto traduttrice prevalentemente tecnica, oltre che commerciale. La frase di Calvino tocca da vicino la lingua a livello di stile, di attività pratica e stilistica. E questa, di per sé, è una chiave di lettura molto concreta.
La riflessione cui sono arrivata dopo qualche anno di mestiere è, però, ma anche senza troppi però, che il linguaggio si può scalfire a un livello profondo senza tuttavia tuffarsi a pesce nel significato, inteso come messa in pratica dell'azione descritta. Personalmente, non so far funzionare una smerigliatrice, non so applicare le funzioni hardware e software non documentate e, per quanto mi affascini il mondo dei demoni informatici, non saprei mai programmarli per farli operare nei loro oscuri sottolivelli. Ma so stabilire se un documento di istruzioni su questi tre argomenti utilizza la terminologia adeguata, fissa il registro in modo efficace e trasmette fluentemente il messaggio agli interlocutori.
Senza addentrarsi oltre (dove, poi?) mi ritrovo nella definizione secondo cui l'uso della lingua si può considerare artistico, fisico, denso di geometrie e certamente affascinante. Al contempo, la ricerca e l'applicazione di sintesi ed essenzialità conferma la definizione dell'ottimo "Una parola al giorno". Alla voce "alla carlona" ci dice che: ... L’abbondanza è sbadata, trascurata senza risparmi, e se perde il tratto di larghezza resta solo la superficialità frettolosa e grossolana con cui è colorata la nostra espressione (nel nostro caso ‘alla carlona’).
Il corsivo è mio.
A corollario di quanto detto e saltellando tra i livelli di scritto e parlato: in un saggio sulla burocrazia, altro linguaggio specialistico (sarà così?) che trovo incredibilmente affascinante, si cita che la lingua rivela forse meglio di qualsiasi altro esempio il paradosso della nostra idea di libertà. Perché la lingua non è uno stato ma un processo, cioè una tensione tra la norma e il parlato, tra le regole e la libertà.
L'idea di libertà applicata alla lingua è un vero traguardo, talvolta raggiungibile da chi naviga tra le parole alla ricerca di senso, appigli e varchi.
Febbraio 2025
